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La vela vista da lei.


E' arrivato a casa una sera dicendo... l'ho comperata:è un bellissimo 10 mt. dove io e te passeremo ore da favola.

Ok che fare ora: rovinargli l'attimo ricordandogli che soffro il mal di mare e che lo sbandamento mi mette l'ansia ? No, sono buona e sorrido.


Allora si parte, prima vacanza, da Alassio alle isole Lerins dopo sole 10 ore di vomito continuo causa mare formato e frequenti "Già Che Sei Giu mi porti...".

Arrivati è bello e comincio a rilassarmi.


Alle 21 c'è un tramonto bellissimo, si mangia dolcemente cullati e via a nanna, siamo stanchi,domani sole!

Si, arrivarci a domani..!!

Nella notte si alza il mistral l'ancora ara malgrado i 30 mt. di catena su un fondo di 5 e ci fà filare verso gli scogli,allora mio marito dà il meglio di sè: mi manda a prua a salpare l'ancora così se cado io pazienza e a motore si esce da "li destin ignota..".

C'è buio, vento, onde che ci sbattono il tender sopra la testa.. timidamente gli chiedo il giubbotto di salvataggio e lui.. "zitta che porti sfiga!".

Dopo 3 ore arriviamo in una rada dove troviamo riparo,siamo distrutti e cadiamo in coma ma la mattina dopo..un sogno: paesagggio incantevole, vento calato,marito con rimorsi dolce come il caffè che mi prepara…

Volete sapere se navigo ancora? Si e ho un sacco di cose da dirvi se volete riderne con me.

Meri

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RAPPORTO SUI PORTI

ISOLE EOLIE

Panarea

Entriamo in porto ed apparentemente non vi sono ormeggi disponibili; visto che il traghetto è appena partito accostiamo alla banchina con l'intenzione di chiedere informazioni in giro.

Non abbiamo il tempo di fissare una cima provvisoria che siamo subito accolti da un comitato che si fa parte diligente ad imporci di toglierci dai piedi.

Fortunatamente fa parte del comitato un marinaio che ha partecipato ad un equipaggio di una nave in cui era imbarcato anche il nostro skipper.

Abbracci, strette di mano e pacche sulle spalle, poi l'invito: "Se volete ormeggiare, vi trovo io il posto. Seguitemi."

Infatti ci trova un ormeggio comodissimo fra le barche da pesca (unico inconveniente: il nostro vicino di dritta ha deciso di trasformare il suo peschereccio in un battello per le gite turistiche e quindi lavora di trapano, sega circolare e martello per almeno dieci ore al giorno).

Ci fermiamo sull'isola un paio di giorni ed al momento della partenza salutiamo il nostro nuovo amico con una buona mancia e rispondiamo alla sua domanda:

"Adesso dove pensate di andare?"

"Ad Alicudi"

"Quando arrivate chiedete di Antonio e dite che vi manda Salvo".

 

Alicudi

Appena in vista del porto ci viene incontro un gommone alquanto scalcagnato con a bordo un essere in canottiera stracciata e brache corte che ci grida:

"Nel porto non c'è posto, tornate indietro"

Aspettiamo che sia più vicino poi pronunciamo la formula magica:

"Cerchiamo Antonio, ci manda Salvo".

"Antonio sono io, seguitemi !"

Anche questa volta otteniamo un ormeggio un po' anomalo, ma tutto sommato, comodo.

Ormai conosciamo il trucco ed alla nostra partenza diventiamo sfacciati quindi, assieme alla solita e dovuta mancia, chiediamo:

"Andiamo a Salina: conosce nessuno in quel porto?".

Tutto sommato non è poi così difficile viaggiare per le isole Eolie anche in alta stagione!


 FRANCIA

ISOLE PORQUEROLLES

Il portolano indica il canale 14 per contattare la Capitaneria di Porto.

Chiamiamo, ci rispondono immediatamente, chiediamo un ormeggio di transito ci vengono chieste tre cose : lunghezza della barca, suo nome ed ora prevista dell' arrivo.

Forniamo i dati richiesti e ci viene risposto:

"Grazie (?), vi aspettiamo".

All' ingresso del porto ci viene incontro un gommone tutto in ordine con a bordo due militi in perfetta uniforme bianca, ci fanno segno di seguirli e ci precedono fino all' ormeggio assegnatoci.

C'è un forte vento laterale, quindi infilarsi nel posto non è una operazione particolarmente agevole.

I due militi ci guardano trafficare poi ci chiedono se li vogliamo autorizzare  (?) ad aiutarci; rispondiamo che hanno tutte le nostre autorizzazioni.

Parlano un po' al radiotelefono e dopo un attimo sbuca un altro gommone che, appoggiato assieme al primo, alla nostra prua, ci spinge nel posto ove sulla banchina un marinaio (sempre in divisa) ci porge la trappa, afferra e fissa le nostre cime di poppa.

Sistemiamo il tutto poi ci giriamo per ringraziare i nostri assistenti, ma sono tutti scomparsi.

Non ci resta che recarci alla Capitaneria con i documenti della barca per le operazioni burocratiche del caso.

Anche qui sono gentilissimi, ma si premurano di informarci che, a causa del vento forte ed al fine di scongiurare incendi accidentali è assolutamente vietato inoltrarsi nel boschi dell' isola.

E qui ci rendiamo conto che dietro alla gentilezza i discorsi si fanno, gustamente, duri


ISOLA D' ELBA

MARINA DI CAMPO

Secondo il portolano i posti di transito si trovano nel primo pontile a sinistra.

Nell' entrare incrociamo il gommone della Capitaneria, lo fermiamo e chiediamo notizie.

Ci indicano a sinistra in direzione di una gru galleggiante e di una chiatta tutta arrugginita:

"Sono lì, ma sono sotto sequestro"

Poi danno motore ed escono sparati dal porto.

Interdetti andiamo a fare il pieno e chiediamo notizie all' addetto alla pompa.

Ci viene risposto che effettivamente i posti di transito sono quelli vicini alla chiatta e che sono sotto sequestro, ma di non preoccuparci: basta ormeggiare a fianco della chiatta, scendere e chiedere di Luciano.

Eseguiamo e rintracciamo Luciano seduto su di una sedia all' ombra; ci tranquillizza poiché basta aspettare 10 minuti per consentire ad una altra barca di togliere gli ormeggi e poi avremo il nostro posto.

Infatti così avviene e dopo poco siamo ormeggiati  con tanto di allacciamento elettrico e acqua, a fianco della motovedetta della Capitaneria ed in fila con quelle dei Carabinieri nonché della Polizia Penitenziaria.

In una banchina sotto sequestro giudiziario……!


 

COSTIERA AMALFITANA

AMALFI

 

Qui il portolano riporta solo un numero di cellulare ed un nome: Antonio.    Chiamiamo, chiediamo un ormeggio di transito e ci viene risposto:

"Posti non ce sono, ma voi venite lo stesso"     Il dubbio è comprensibile:    "Se non ci sono posti, cosa veniamo a fare?"

La risposta è sibillina:  "Voi non preoccupatevi che questi sono problemi miei".   Decidiamo per il rischio e facciamo rotta per il porto.

Entriamo in mezzo a numerosi gommoni di ormeggiatori che incrociano in tutte le direzioni; ne fermiamo uno e chiediamo di Antonio.

"Qui ci chiamiamo quasi tutti Antonio, voi quale volete?"

"Quello che ci ha risposto al cellulare"

"Allora è quello là" e ci indicano uno che spenzola dalla prua di un motoscafo ormeggiato in boa e che cerca di mettere i piedi su di un gommone sottostante.

Ci avviciniamo, lo chiamiamo e quello ci indica un ormeggio largo circa la metà della nostra barca.    In una situazione del genere non si può fare troppo gli schizzinosi e ci infiliamo riducendo i parabordi a delle frittelle.

Dopo una oretta ci raggiunge Antonio, stanchissimo, e ci svela il mistero:

Lui conosce perfettamente tutte le barche stanziali e, sopratutto, le abitudini dei relativi armatori, quindi, quando si presenta la necessità di ospitare una barca di transito, prende una di quelle che non verranno utilizzate in un immediato futuro e la rimorchia con il gommone fino ad una boa ove la ormeggia in via provvisoria.

Conclude la sua dissertazione con: "...guardate voi come siamo ridotti, e questo sarebbe il porto di Amalfi: una delle quattro Repubbliche Marinare!".

Finisce la birra e scatta a traslocare un' altra barca.

Al mattino dopo facciamo il pieno di acqua e ci apprestiamo a lasciare l'ormeggio.

Piero scende a cercare Antonio per saldare il conto e torna dopo un quarto d'ora con in mano un foglietto ed una espressione stralunata.

Allarmati chiediamo in coro: "Quanto hai speso?"

"40 Euro"

"Per una barca di 13 metri ed in alta stagione non ci sembra poi una esagerazione"

"Non è il costo, guarda questo!"

E ci allunga il foglietto: ebbene ho l'occasione di vedere qualcosa che non mi sarei mai aspettato, un documento che da tempo non mi era dato di ammirare, in breve qualcosa di veramente straordinario:

UNA RICEVUTA FISCALE

 Aug

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VELA INVERNALE

Per smaltire il pranzo di Natale il giorno di S Stefano io e mio marito decidiamo di fare un giro sino all'isola Gallinara,che si trova di fronte ad Albenga in Liguria.

Mare quasi calmo,vento giusto per noi: da 8 a 12 nodi e ben 12°di temperatura.


Veleggiata fantastica, ho io il timone,cosa non comune per una moglie,la barca scivola sull'acqua senza un rumore,mi sento padrona del mondo e..mi monto la testa.


Comincio a dare ordini "..pronto a virare…ora si stramba,dai sveglia!"; così al ritorno mi viene tolto il comando (ma è legale?).


Sono le 18 ed è già buio pesto,siamo quasi arrivati quando non becchiamo sotto la boetta di segnalazione di una rete da pesca?!

Colpa mia che l'ho distratto.

Ferma tutto; si cerca di liberarci senza far danno, ma niente! Sempre con stà boetta che continua a lampeggiare (l'ho anche coperta con un panno per paura che ci vedessero e ci scambiassero per ladri di pescato).


Niente,dice lui, devi buttarti in acqua e tagliare. IO??no no, ho visto da poco il film col totanone gigante e poi è dicembre!


La colpa è tua, dice e poi non sei tu che ti vanti di aver fatto il bagno a febbraio l'anno scorso?Però se preferisci aspettare il padrone della rete che sarà sicuramente grande e grosso e incazz..


Lo guardo sconvolta e penso:ho sposato un mostro..allora lui ride e dice..dai che siamo già liberi senza danni!


Lo detesto e per vendetta al rientro non muovo un dito per l'ormeggio.


Ah..se vi capita di tirare sotto una boetta per non farla lampeggiare basta capovolgerla, ma sicuramente voi lo sapete.


Meri

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ORMEGGIO A REGGIO (Calabria)

Effettivamente bisogna riconoscere che la nostra barca non aveva un aspetto eccessivamente rassicurante.

D'altronde bisogna considerare che era partita da Pesaro ben tre mesi prima e novanta giorni di crociera (nonchè il susseguirsi di diversi equipaggi) lasciano il segno.

Infatti, partita da Pesaro, aveva raggiunto e visitato il golfo di Taranto, si era avventurata fino a Malta, aveva fatto scalo a Tunisi, era risalita fino in Sicilia per gironzolare fra le Eolie ed ora era in procinto di ormeggiare a Reggio Calabria.

Il segno che contraddistingueva la barca in maniera più evidente era, indubbiamente, il colore che lo scafo aveva acquisito: navigando in luoghi noti per i loro gravi problemi di siccità si era ritenuto veramente criminale sprecare acqua dolce per lavare una barca .... ed ora il colore tendeva decisamente al grigio (cemento).

Inoltre le esperienze maturate nel corso del vagabondaggio avevano fatto adottare soluzioni che, a loro volta, portavano, ora, ad evidenti mutamenti nell' aspetto generale.

La più evidente era la conseguenza di quanto appreso nel corso dei frequenti ormeggi all'inglese contro moli in cemento: i normali parabordi a forma più o meno sferica (o cilindrica) non servono a molto, in quanto il movimento della risacca, addizionato a quello della marea, spingono il parabordo verso l' alto fino a fargli oltrepassare la battagliola, mandando poi il fianco della barca a sfregare contro la ruvidissima parete del molo; pertanto ora la nostra barca sfoggiava, facendo propria la soluzione adottata dai pescherecci, quattro meravigliosi copertoni da auto, ovviamente di recupero e quindi diversi fra di loro, appesi fuori bordo..

Altra evidente innovazione consisteva nel "sedile del timoniere": di norma il timoniere sta in piedi o seduto sulla chiusura di poppa, decisamente scomoda specialmente quando, come nella nostra, è ricoperta di legnetti di teak.

Si era scoperto che le seggiole di plastica da giardino, una volta private delle gambe, sono comodissime appoggiate dietro al timone, inoltre, dato il loro fondo semisferico, consentono una posizione verticale anche a barca sbandata.

Ultima scoperta che in qualche modo aveva alterato l'aspetto estetico della barca era quella relativa alla "fornitura acqua calda per doccia serale": non avendo a bordo scaldacqua si riutilizzavano le bottiglie di plastica dell' acqua minerale riempite di acqua dolce e lasciate al sole tutto il giorno sulla tuga legate con corde elastiche.

Ripeto: l'insieme non aveva un aspetto molto rassicurante, ma certe reazioni sono state decisamente eccessive.

Ovviamente non mancava il bucatino steso sulla battagliola.

Ma cominciamo dall'inizio:

entriamo nel porto di Reggio Calabria passando davanti alla prua di un battello tutto in legno di mogano lucidissimo ed ottoni luccicanti, l'armatore ,con ai suoi piedi un cane chiaramente di razza, ed in perfetta tenuta da yachtman è in piedi sulla delfiniera con aria altamente aristocratica scruta l'orizzonte con fiero cipiglio ed, ovviamente, non ci degna di uno sguardo.

Raggiungiamo il centro del porto in attesa dell'ormeggiatore, che, quanto arriva ci indica di ormeggiare in un posto strettissimo ed a fianco del battello tutto luccicori.

Ci apprestiamo alla manovra e, come da manuale, si alza il vento ovviamente avverso per le operazioni da svolgere.

A questo punto, notando la nostra rotta incerta (decisamente a zig zag), il proprietario della barca si degna di accorgersi della nostra esistenza, abbandona ogni atteggiamento aristocratico ed emette un urlo belluino.

Il risultato è quello di far emergere da sottocoperta la consorte in vestaglia e bigodini.

Dopo pochi attimi la situazione è la seguente:

La moglie, completa di bigodini, corre lungo la battagliola con in mano un enorme parabordo a pallone cercando di indovinare il punto previsto per l'impatto,

Il marito armato di un mezzo marinaio di mogano con punta in ottone ci punta con evidente aggressività,

Il cane, non sapendo cosa fare, corre abbaiando da poppa a prua e viceversa con fare invasato.

Fortunatamente all'ultimo momento il vento, pietosamente, ci dà una mano e riusciamo ad infilarci di misura senza procurare danni.

Salutiamo con allegra espansività i nuovi vicini di ormeggio ottenendo una risposta decisamente freddina da un armatore ritornato nuovamente aristocratico, da una alzata di spalle da una "madame" in vestaglia e bigodini che sta tornando, con fare sdegnato, alle proprie attività ed un sincero ringhio da un cane di razza ma decisamente ostile.

Ripeto il nostro aspetto non era un gran ché, ma, dopotutto, …. tutto è bene quel che finisce bene.

AUG

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Un velista scapolo e il camper galleggiante.

Ingredienti:

1 ) Una barca a vela, possibilmente più larga che lunga.

2 ) Una o due famiglie con prole.

3 ) Almeno un velista scapolo votato al martirio.

Chi scrive è il velista scapolo.

I bagagli sono ancora sul molo mentre l’addetto del charter illustra al comandante tutte le dotazioni della barca: Cinque cabine, ognuna con presa di corrente 220v e 12v; dinette trasformabile e ampia zona cucina dotata di fuochi, forno a gas, forno a microonde, doppio lavello, e doppio frigo; pentole, stoviglie, bicchieri ( di vetro ); radio con lettore cd e casse esterne, TV a schermo piatto da 26 pollici appeso alla paratia che divide la dinette dalle cabine prodiere, lettore dvd; boccetta calda esterna, cuscineria per le sedute esterne, ampio tendalino, spray-aut, enorme tavolo apribile in pozzetto, portabottiglie sotto il tavolo ( non refrigerato, lamenta qualcuno ). " Ha…Dimenticavo" dice l’addetto del charter: Due timoni, il motore, una radio VHF, quattro cime, otto parabordi e un mezzo marinaio. Qualcuno a terra si lamenta che siamo già in troppi per una barca così piccola e, fiducioso dell’autorità del comandante, chiede che l’intruso venga sbarcato immediatamente. Il comandante glissa e rimanda le spiegazioni del caso a più tardi. Il velista scapolo osserva e rovista in tutti i gavoni alla ricerca mirata di tutte le dotazioni " normali" di una barca a vela. Non contento si avventura in richieste astruse tipo: c’è una girante di scorta? Dov’è stivato il timone di rispetto? La zattera di salvataggio? La pompa di sentina elettrica è automatica? Come si accende il comando dell’elica di prua? Dove sono le batterie e quante sono? Ci sono i fusibili di scorta? Il bansigo?

Alla parola bansigo l’equipaggio vacanziero si inquieta: "già dobbiamo sopportare la presenza di un mezzo marinaio, ora anche il bansigo. Non sarà un animaletto peloso, si spera! "

L’addetto del charter che finora ha risposto alle domande con diplomazia alla parola bansigo perde le staffe ed esclama: " se ci sono problemi telefonatemi. Arrivo io o mando qualcuno". Non è abituato a noleggiare una barca a vela, ma bensì un camper galleggiante a camperisti galleggianti che lo guardano strano quando, per pura formalità, srotola la randa e il genoa e invita il comandante a controllare la tela e tutte le cuciture. Il comandante una volta era un velista e da qualche parte del suo cervello stanno ancora ben stivate le nozioni faticosamente imparate in numerosi corsi di vela, ma moglie e prole hanno chiuso a chiave alcuni dei cassetti di quella memoria trasformando il velista in autista motorista. L’autopilota sarà il suo fedele secondo e la ricerca di una caletta tranquilla, nella quale passare ciondolando l’intera giornata, la sua unica missione.

A terra gli accaldati vacanzieri si annoiano. Gli occhi dei bambini hanno già preso nota di tutto ciò che su di una barca può essere aperto, ispezionato, smontato, divelto, perso in mare o ingoiato. Le madri discutono del rifornimento della cambusa e mentalmente hanno già riempito sei o sette frigoriferi a due porte, con tanto di dispencer di ghiaccio esterno, stivando per bene tutto ciò i loro bambini divoreranno nei quindici giorni a venire. La birra o la bottiglia di bianco per il marito slittano sempre in fondo alla lunga lista delle cose indispensabili e verranno dimenticate insieme alle olive e i salatini per l’aperitivo.

Il tender ha le misure di un gommone militare da sbarco truppe, ma il motore fuoribordo è un 2.2 cavalli che si, potrebbe tornare utile se si decidesse di preparare un frullato di frutta per i piccoli mozzi, ma non riuscirà a spingere la corazzata alla quale è stato destinato. Il motore più grande, da quattro cavalli, costa alla settimana, quanto un appartamento in centro a Milano e le finanze dei vacanzieri suggeriscono di accontentarsi del frullatore.

Finalmente sola la ciurma si accalca sottocoperta e si spartisce gli angusti spazi delle cabine. Ci vorranno alcune ore e innumerevoli minacce rivolte ai bambini che già sentono la mancanza del campetto da calcio o della P.S., crudelmente e deliberatamente lasciata a casa, per stivare i bagagli e spiegare a tutti come funziona il bagno. Le prese a mare saranno un incubo e un rebus irrisolvibile: quando sono chiuse? Quando aperte? E perché vanno chiuse? E perché sono così complicate? Non è che la barca affonda mentre faccio la doccia con le prese aperte, no? Cosa vuol dire" usare pochissima carta igienica" altrimenti si intasa tutto? Si però, siamo in dieci. Non c’era una barca con più bagni? E dove le lavo le mutande di tuo figlio? Dove lo metto l’asciugamano affinché non si inzuppi mentre lavo tuo figlio? Come fa ad uscire l’acqua da qua dentro? Come si fa a fare una strage rimanendo impuniti?

Una sommaria occhiata ai minimali frigoriferi straccia la lista mentale delle provviste obbligando le signore a due considerazioni:

1 ) Non ci sta praticamente nulla e dunque si comprerà solo l’indispensabile alla sopravivenza: latte per i figli, biscotti per i figli, succhi di frutta per i figli, frutta per i figli, cerali per la colazione dei figli, acqua non gasata per i figli, due limoni per il the, yogurt per le signore. ( sigh! )

2 ) Tutte le sere si dovrà, gioco forza, essere in porto per rifornire le scorte e concedere ai figli un meritato gelato ( poverini, tutto il giorno in barca ). Agli uomini non è dato obbiettare, ma gentilmente viene loro chiesto: " Siamo tutti d’accordo, vero? ". Non è una domanda. Non crediate. Se qualcuno ( lo scapolo ) osa dissentire o solo aggiungere un suggerimento viene guardato storto e gli viene detto " Si, capisco, ma sai…I bambini…" Fine delle discussioni.

Allo scapolo tornano in mente tutte le dicerie e le superstizioni marinare sulle donne a bordo e, dimentico del fatto che è un persona razionale e non superstiziosa, capisce, crede e vorrebbe tornare alle epoche lontane e sagge.

Le vele rimarranno serrate fino al momento dello sbarco e del controllo eventuali danni da parte del charter. " Bianche. Erano bianche. Ricordavo bene" penserà il castrato velista scapolo.

Giornata tipo:

Sveglia all’alba delle 10 – 10.30.

Lo scapolo si è svegliato alle sette ed è sbarcato in silenzio alla ricerca di un bar che aprirà solo alle otto. Nell’ora buca perlustrerà il paese alla ricerca di un panificio pasticceria dove, più tardi, acquisterà brioche per tutti, tranne che per lui che al mattino prende solo un caffè liscio e un bicchiere d’acqua.

Ore 11.30 si salpa, destinazione caletta.

Motore allegro, autopilota, compiti da far fare ai bambini. Dramma. I doloretti al pancino, al ginocchio sbattuto due ore prima e solo provvisoriamente dimenticato, il sonno, il caldo, gli schizzi, il sole, il vento, l’invasione delle cavallette, le sette piaghe d’Egitto si alleano producendo quattro effetti: mamme urlanti, padri nervosissimi, bimbi frignanti e scapoli pentiti d’essersi imbarcati.

Ore 13.00 si da fondo all’ancora e contemporaneamente alla pasta.

"Poco sale nell’acqua della pasta" " Per i bimbi sugo a parte, senza pesce o verdure o carne o burro. Poco olio" " gli spaghetti… spezzettali per bene.. Altrimenti…!!" ( Sigh! ) " La Sprite! Vi siete dimenticati della Sprite?" " Cosa bevono i ragazzi adesso?

" E il vino?" " La birra?" " Non ci stavano in frigo; e poi ti fa male, non vedi che pancia che hai?"

"No! Adesso non si può fare il bagno hai appena mangiato. Vuoi che ti prenda una congestione?"

" E poi non hai finito i compiti. Niente cartoni, niente TV" . Minacce, drammi, pianti disperati.

Lo scapolo si eclissa in cabina dove cercherà di dormire e contemporaneamente farà un salutare bagno turco. Il bagno turco è garantito, ma il sonno rimane un sogno trattenuto lontano dalle voci acute dei bimbi e dalle loro corse proprio sopra la sua cuccetta. Per precauzione lo scapolo chiude il passo d’uomo della cabina evitando che qualcuno gli cada addosso facendosi e facendogli male. Il caldo è l’umidità sono terribili. Nonostante tutto, alla fine, si addormenta e subito viene risvegliato dal rumore del motore e dell’ancora che si sta salpando. È tardi. Il porto è lontano e bisogna sbrigarsi per raggiungere il gelato, i figli cominciano a dare chiari segni di crisi d’astinenza.

Le docce non sono lontane e il bar del marina è subito lì vicino. Lo scapolo ne approfitta e raccolti asciugamano, bagnoschiuma e qualche euro si avvia lungo il molo. Gli spiccioli raccolti non passano inosservati e subito viene imitato dai premurosi padri di famiglia che con la scusa della doccia lo seguono al bar. Non c’è bisogno di parole. Tre birre, un quarto d’ora di silenzio e due occhiate fugaci alle belle ragazze che passano provano a cancellare la giornata di stress. Ma la giornata non è ancora finita. Si cena fuori. Il ristorante raccomandato dall’amico che ha visitato il porto l’anno prima è distante e questo vuol dire che dopo cena i padri dovranno portarsi in braccio i figli ormai addormentati o molto stanchi e capricciosi.

Tornati in barca dalla dispensa salta fuori una bottiglia di rum comprata di nascosto dallo scapolo di turno e gli ometti si soffermano in pozzetto per due chiacchiere sulle barche, su come quella volta, su come quello skipper, su come… " Psss. Fate piano che i bimbi devono dormire".

I padri tacciono immediatamente e guardano invidiosi lo scapolo. I loro occhi dicono chiaramente: non sposarti mai. Ora sai, non farlo. Salvati almeno tu.

Domani si replica.

 

Giorgio Zigiotti.

 

 

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