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Questa pagina è dedicata agli inguaribili romantici e si propone di esporre quanto verrà inviato (poesie, foto, scritti) che possano suscitare i nostri istinti più poetici

 

 

NOTTE IN BAIA

E' difficile ottenere una descrizione  che possa  ricreare il fascino di una notte all'ancora in baia.
Si corre il rischio di apparire lirici quindi poco credibili,  con il risultato che, agli occhi di chi non ha provato l'esperienza si passa per esagerati (anzi un tantino ''caricati'').
 
In compenso coloro che hanno avuto occasione di passare una  nottata lontano dai porti ed affidati alle possibilità di tenuta di un'ancora denuncerà la povertà delle nostre espressioni nel descrivere un qualcosa che, comunque, lascia il segno.
 
D'altronde bisogna essere veramente molto bravi per riuscire a mettere per iscritto uno stato d'animo.
Perché è di questo che si tratta; dopotutto quando uno dorme è assolutamente indifferente che fuori dalla cabina vi sia un pontile galleggiante, un molo in cemento o, come in questo caso, solo acqua, chiaro  di luna e silenzio.
Ma la notte in baia è un'altra cosa.
 
Il suo fascino inizia molte ore prima della notte vera e propria: inizia al momento della scelta della baia, che deve avere particolari caratteristiche.
Innanzi tutto deve essere sicura, quindi protetta dai venti; poi deve essere bella, ossia verde con spiaggia di sabbia bianca e completamente esente da insediamenti urbani di qualsiasi tipo (anche il più piccolo capanno ne  può determinare l'abbandono).
Trovata la baia ''giusta'' iniziano i  preparativi veri e propri:  l'ancoraggio particolarmente accurato con controllo subacqueo dell'ancora, cime a terra ben fissate ad una catena.
 
Ora   comincia l'attesa: bagno, pranzo, sonnellino, attività ''varie ed eventuali'' quali sane letture, tentativi di abbronzatura, ipotesi  di pesca alla lenza con grande sollazzo dei pesci che si pappano tutte le esche senza sognarsi, neanche lontanamente, di abboccare.
 
Poi la sera avanza, i pochi bagnanti che popolavano la spiaggetta se ne vanno con le loro barchette o gommoni, e, finalmente, siano soli.
 
Il sole tramonta con una scenografia degna di un colossal e la luna appare inondando la baia di luce argentata, i discorsi a bordo si fanno più pacati e i silenzi più lunghi.
Il tempo pare effettivamente fermarsi in un romantico rallenty avvolto in un silenzio ed una luce irreali, che altro non sono che rumori e luci diverse da quelle ''artificiali'' a cui siamo abituati e che ormai sono radicati nel nostro modo di essere.
 
A questo punto il vero problema è quello di decidersi ad abbandonare il pozzetto per scendere e raggiungere le cabine.
 
La notte non dovrebbe mai finire e non sembra giusto sprecarla dormendo.
 
Ho letto in libro di Bjorn Larsson:
“Cosa significa, per te, un ancoraggio solitario nel Pentland Firth? Niente. Eppure è come navigare il luoghi così belli che, quando si riparte, si è un’altra persona”.  
 
Forse è un tantino esagerato e le coste della  Grecia non hanno lo stesso fascino selvaggio della Scandinavia, ma qualche cosina di vero deve pur esserci se poi insorge questo strano pudore che limita, nei racconti e nelle descrizioni l'uso di aggettivi e superlativi che non sarebbero certamente eccessivi o fuori luogo.
 AUG
 

 

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